Oloferne


Oloferne
olio su tela
dimensioni: 150 x 100
Decisi giovanissimo di mettere su famiglia e al mondo dei figli, dedicarmi alla missione di ogni uomo o donna sulla terra, proliferare e lasciare una traccia del mio passaggio.
Un uomo si sente un gigante quando riesce in questa missione.
Oloferne, ecco un gigante che guidando un esercito andava a conquistare, lasciava traccia del suo passaggio, indistruttibile sin quando divenne umano e perse la testa per Giuditta.
La donna! Per la propria donna ogni uomo si ridimensiona,e da gigante per amore si livella, si modella, si trasforma si indebolisce per non destare supremazia, per compiacere nella seduzione.
Ma lei Giuditta, che una volta ha subito il torto di essere conquistata nella sua patria, nel suo orgoglio nel suo giaciglio, attende... attende e come un'aquila non uccide per gusto ma per esigenza, senza vendetta, solo indole. Aquila che volteggia, scruta, analizza, valuta quando sia il momento giusto per colpire e uccidere. Giuditta ubriacò Oloferne e lo decapitò.
Io, Oloferne, Da gigante a nano. La mia testa custodita in una nicchia moresca, indice di scontate origini in similitudine con Oloferne, la gatta nera mi custodisce come sempre nel tragitto della mia vita (malasorte).
Se prima guardavo Giuditta dall'alto in basso ora il mio sguardo si perde sulla sua grandezza.
Muoio metaforicamente a 50 anni, ho perso la testa nella impari battaglia tra uomo e donna, la vittoria se l'aggiudica sempre lei. Noi uomini, abbiamo solo un misero distributore di semi, loro donne, hanno la terra, l'acqua e la natura feconda.